Giovanni Pellizzoni, Strategie di Pace e Riconciliazione: le province vallone dei Paesi Bassi e Filippo II tra la Pacificatie van Gent e il Trattato di Arras (1577-1579), a.a. 2023/24, Università degli Studi di Milano, relatrice Prof.ssa Blythe Alice Raviola

La tesi analizza le strategie di pace e riconciliazione adottate tra il 1577 e il 1579 nelle province meridionali (vallone) dei Paesi Bassi durante una fase cruciale della Guerra degli Ottant’anni tra l’impero spagnolo e le diciassette province nederlandesi, mettendo in luce il complesso rapporto politico e diplomatico intercorrente tra Filippo II di Spagna e le province ribelli. L’indagine si concentra sull’intervallo compreso tra la Pacificazione di Gand (1576), primo grande tentativo di compromesso fra cattolici e protestanti per porre fine al conflitto con la monarchia spagnola, e il Trattato di Arras (17 maggio 1579), che sancì in ultimo la réconciliation particulière delle sole province vallone con il re di Spagna.

La ricerca indagala pluralità politico-istituzionale dell’Europa della prima età moderna e la particolare esperienza statuale dei Paesi Bassi, non a caso, proprio in quest’epoca, originale laboratorio di sperimentazioni costituzionali e istituzionali. In questo contesto, ci si è interrogati sulle modalità attraverso cui il potere centrale monarchico spagnolo tentò di recuperare il controllo sulle province meridionali dei Paesi Bassi attraverso strategie diplomatiche, concessioni e trattative, piuttosto che con la sola forza militare, anche poiché l’opzione militare in più di dieci anni di guerra si era rivelata insufficiente per raggiungere tale scopo.

Il lavoro si articola in tre capitoli. Il primo ricostruisce lo scenario politico e militare della “seconda rivolta nederlandese”, con un focus sul Trattato di Arras. Viene, quindi, analizzato il fallimento della Pacificazione di Gand, con uno specifico riferimento al ruolo del movimento dei Malcontents, ovvero i membri dell’alta nobiltà cattolica delle province vallone, perlopiù comandanti militari dell’esercito ribelle, profondamente cattolici e contrari all’egemonia calvinista dei “democratici” radicali che avevano preso il controllo del governo delle principali municipalità fiamminghe a partire dal 1576. Segue la descrizione della progressiva frattura tra le province del nord e quelle del sud, che porterà alla separazione tra l’Unione di Utrecht e quella di Arras, entrambe costituite nel gennaio del 1579. Viene  approfondita la peculiare articolazione politico-costituzionale delle diciassette province dei Paesi Bassi tra la fine del Medioevo e la prima età moderna, descrivendone lo sviluppo cronologico e le principali caratteristiche distintive, con attenzione alle più aggiornate interpretazioni storiografiche sullo Stato moderno, di cui le province nederlandesi furono  un esempio originale.

Il secondo capitolo, invece, si sofferma più specificatamente sulle strategie di mediazione dispiegatesi tra il 1577 e il 1578: i tentativi di pacification générale da parte di delegati spagnoli come Jean de Noircarmes, le conferenze di pace (come quella di Mechelen), le manovre di figure come Don Juan d’Austria, Mattia d’Asburgo e il duca d’Anjou, fratello del re di Francia Enrico III. In questa fase iniziano a prendere piede anche tentativi di réconciliation particulière con singole province o città valloni, come testimoniato in particolare dalle azioni di Valentin de Pardieu o Guillaume de Hornes, i quali in ultimo prevarranno sulla prospettiva di pacification générale tanto agognata da Guglielmo d’Orange. Qui, per far emergere le posizioni negoziali delle parti in causa, gli spagnoli da una parte e i nobili malcontents dall’altra, si è dato largo spazio alle  corrispondenze dei diplomatici implicati in tali pourparlers e delle risoluzioni delle assemblee provinciali degli stati, incaricati delle decisioni finali.

Il terzo capitolo, infine, si focalizza sulle trattative che portarono alla creazione dell’Unione di Arras e alla firma del relativo trattato. Il ruolo chiave di Alessandro Farnese, nuovo governatore generale dopo la morte di Don Juan il 1° ottobre 1578, viene analizzato in dettaglio, così come l’operato di consiglieri e diplomatici quali Christophe d’Assonleville e Jean Sarrazin, priore dell’abbazia di Saint-Vaast di Arras. Particolare attenzione è riservata alle dinamiche locali nelle province di Artois e Hainaut, alla mediazione tra le esigenze della nobiltà locale e le richieste del potere centrale, e alla pressione degli orangisti nel tentativo, infine fallito, di mantenere le province del sud all’interno della Generalità, ovvero il governo degli Stati Generali delle province ribelli alla Spagna instauratosi ad Anversa dal 1576.

L’approccio metodologico adottato coniuga lo studio delle fonti archivistiche (consultate durante un soggiorno Erasmus  a Bruxelles sotto la guida della professoressa Silvia Mostaccio presso l’Université Catholique de Louvain) con la frequentazione di un’ampia bibliografia in lingua francese, nederlandese, inglese e italiana. Nello specifico sono stati consultati soprattutto i registri delle corrispondenze dei principali attori coinvolti nelle trattative conservati presso gli Archives généraux du Royaume a Bruxelles. Lo studio è, inoltre, arricchito da una riflessione sulle forme di sovranità negoziata nelle monarchie composite della prima età moderna e sul ruolo delle istituzioni rappresentative cetuali tipiche delle società d’Ancien régime come corpi intermedi tra sudditi e sovrano.

La tesi intende dimostrare come il Trattato di Arras non sia stato solo un episodio diplomatico, ma rappresenti un esempio paradigmatico di réconciliation particulière, frutto di un articolato lavorio diplomatico, tipico di molti conflitti dell’età moderna: una riconciliazione ottenuta attraverso negoziazioni su misura con ciascun ceto o provincia, in un contesto in cui il potere regio  si costruiva con compromessi e concessioni e in cui la corte e il vasto sistema di patronage giocavano un ruolo decisivo. Lo studio evidenzia quindi le tensioni fra modernità e tradizione, tra centralismo monarchico e autonomia locale, che attraversavano l’Europa e trovarono nei Paesi Bassi un campo di sperimentazione particolarmente significativo. Alla luce delle attuali tensioni europee e globali e nel quadro dei Peace Studies promossi da alcuni settori della storiografia e della giurisprudenza, il caso trattato si rivela non solo interessante, ma utile a valutare le fasi preliminari delle prime manovre di pace europea portate avanti nel Seicento in occasione della Pace di Westfalia.