Alessio Goretti, «Quello ch’io giudico per suo servitio et conservatione». Il rapporto tra il principe Tommaso di Savoia Carignano e il fratello Vittorio Amedeo I, duca di Savoia, nella loro corrispondenza (1630-1637). Tesi di laurea magistrale in Scienze Storiche (LM-84), relatrice prof.ssa Blythe Alice Raviola, correlatrice prof.ssa Alessandra Dattero, Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Milano, anno accademico 2022-2023.

La tesi prende in esame il rapporto politico e dinastico tra due fratelli nel contesto della Guerra dei Trent’anni (1618-1648), più precisamente tra il 1630 ed il 1637. Entrambi sono figli di Carlo Emanuele I duca di Savoia (1562-1630) e di Catalina Micaela d’Asburgo (1585-1597), figlia di Filippo II re di Spagna. Essi sono Vittorio Amedeo (1587-1637), principe di Piemonte fino alla morte del padre nel luglio del 1630, poi duca di Savoia (come Vittorio Amedeo I), e Tommaso Francesco di Savoia (1596-1656), primo principe di Carignano, al quale va la fama di esser stato un illustre militare che prestò servizio sotto diverse bandiere, ovvero quella sabauda, quella spagnola e, nell’ultima parte della sua vita, anche quella francese.

L’intento di questa indagine è stato quello di comprendere la natura, le interazioni e le influenze reciproche nel loro rapporto durante il periodo preso in esame, ovvero a partire dal momento immediatamente precedente alla morte del loro padre e signore, Carlo Emanuele I, durante l’invasione francese degli stati sabaudi della prima metà del 1630, passando per i trattati franco-sabaudi del 1631 e 1632 e giungendo fino al 1634, anno della defezione del principe Tommaso, il quale passò al servizio della Spagna. Si considera inoltre l’evolversi di questo rapporto all’avvicinarsi e poi durante la guerra franco-spagnola (1635-1659), fino alla morte di Vittorio Amedeo I nella notte tra il 7 e l’8 ottobre del 1637 e ai mesi immediatamente successivi.

L’analisi è stata condotta utilizzando soprattutto fonti conservate all’Archivio di Stato di Torino, in particolare le lettere private scambiatesi tra i due fratelli nel periodo sopra indicato, ma è stata presa in esame in modo più mirato anche la corrispondenza di altri soggetti (parte della famiglia o comunque legati ad essa) al fine di ottenere ulteriori dettagli, spunti e prospettive. Un esempio può essere riscontrato nella figura di don Felice di Savoia (morto nel 1643), figlio naturale di Carlo Emanuele I e di Argentina Provana, il quale ha fornito elementi importanti in più punti dell’indagine, o del commendatore Ludovico Balbiano, che fu inviato a Milano dal duca all’inizio del 1634. Inoltre, sono state effettuate spigolature di minore entità in altri istituti di conservazione documentaria, come la Biblioteca reale di Torino.

L’esame della documentazione, parte cruciale di questa indagine, è stata svolta lettera per lettera analizzando non solo il contenuto, ma anche la tipologia, la scrittura e le abitudini rilevabili. Queste lettere sono state inoltre catalogate ed analizzate nel loro insieme da un punto di vista anche quantitativo e della loro distribuzione nel tempo. Da queste operazioni sono scaturite le tre appendici finali allegate al lavoro. Esse consistono in: un’appendice documentaria dove sono state trascritte integralmente e criticamente tre lettere (due prodotte dal principe Tommaso ed una dal duca Vittorio Amedeo I), una rappresentazione dei dati quantitativi e della distribuzione della corrispondenza tra i due fratelli organizzata prima anno per anno (1630-1637) e poi, per ogni singolo anno, mese per mese mediante grafici. Infine, viene proposto un esempio di risultato del lavoro di catalogazione consistente in una schedatura compilata documento per documento delle lettere del principe Tommaso nel periodo 1631-1637 conservate all’Archivio di Stato di Torino.

Ci si è avvalsi anche dell’utilizzo di un’ampia e variegata bibliografia (a partire dal secolo XIX in poi) che ha permesso di considerare sia il panorama storiografico nazionale sia internazionale (soprattutto quello francese e spagnolo). Oltre all’inestimabile ed imprescindibile lavoro di Romolo Quazza (risalente agli anni Trenta e Quaranta del Novecento), che studiò a fondo la figura del principe Tommaso, i lavori ottocenteschi hanno avuto la funzione di fornire quel dettaglio evenemenziale che è stato prezioso per approfondire e contestualizzare l’analisi delle fonti d’archivio. I lavori più recenti invece hanno permesso di sopperire all’inderogabile necessità di un aggiornamento storiografico, fornendo ulteriori punti di vista ed interpretazioni. In sintesi la ricerca bibliografica ha avuto lo scopo di contestualizzare l’analisi del carteggio e fornire ulteriori elementi interpretativi e d’approfondimento di particolari tematiche.

Questa metodologia inclusiva ed attenta ha permesso d’indagare il rapporto fra i due fratelli nell’ottica politica e dinastica, ma è stato anche possibile declinarlo su un versante più profondo, legato alla sfera delle emozioni. È emerso così un rapporto profondamente dinamico, che si è evoluto di pari passo con la trasformazione al contesto politico. Oltre agli altri fattori personali e dinastici, spicca l’accelerazione del processo di allontanamento fra i due, culminato nel 1634 quando il principe Tommaso disubbidì al suo duca e fratello, abbandonando quest’ultimo per prestar servizio alla corona spagnola. Tuttavia questo allontanamento non fu mai totale, soprattutto sul piano umano, come è possibile evincere da un esame più attento della corrispondenza. Questa indagine ha messo in luce un ampio tratto di quel percorso che alla fine avrebbe portato alla guerra civile in Piemonte (1639-1642), che vide coinvolto direttamente il principe Tommaso (assieme a suo fratello il cardinal Maurizio di Savoia) in opposizione alla vedova del fratello, Cristina di Borbone (1606-1663).

La citazione presente nel titolo è contenuta in ASTo, Corte, MPRI., Lettere diverse della Real Casa, Lettere Principi Diversi, Lettere di Savoia Carignano, mazzo 52, fascicolo 3, n. 308. Lettera del principe Tommaso al duca Vittorio Amedeo I, da Bruxelles, il 23 marzo 1635. (Corsivo mio).

Alessio Goretti