Leggere l’invisibile. Digital approaches in manuscript studies – Milano Digital Week, 6 ottobre 2023

Evento organizzato da Marta Calleri, Marta Luigia Mangini e Giacomo Vignodelli per la Milano Digital Week 2023 “Lo sviluppo dei limiti”

L’incontro, organizzato da Marta Calleri, Marta Luigia Mangini e Giacomo Vignodelli, presso il Dipartimento di Studi Storici, si è collocato nell’ambito della Milano Digital Week, (5-9 ottobre 2023). L’obiettivo è stato infatti quello di mostrare in che modo ambiti disciplinari volti allo studio dei manoscritti, dei documenti e delle scritture antiche, come la paleografia, la codicologia e la diplomatica, insieme con le altre discipline umanistiche “tradizionali”, quali la filologia e gli studi storici, possano avvalersi di competenze digitali e di tecnologie innovative per giungere a nuovi risultati e approfondire quindi le proprie conoscenze. La presentazione di questo dialogo interdisciplinare si è avvalsa di alcuni esempi di attività di ricerca e di didattica in corso che coinvolgono i diversi relatori. Si è trattato, infatti, anche di una occasione per presentare a un pubblico più ampio, quale quello della Milano Digital Week, quanto realizzato durante la Summer School in Integrating Traditional and Digital Approaches in Manuscript Studies (INTRADAMS), tenutasi nell’estate 2023, progetto nato proprio allo scopo di sviluppare le potenzialità di uno studio interdisciplinare dei manoscritti, che coinvolga all’interno degli approcci tradizionali le competenze innovative di altre discipline, come la fisica  della materia, la chimica e l’elaborazione informatica di dati.

Tanto l’incontro quanto soprattutto la Summer School sono nati dalla collaborazione da un lato con il gruppo di ricerca della University of Rochester (Stato di New York), fra i primi a condurre questo tipo di indagine innovativa sul patrimonio manoscritto, dall’altro con alcuni enti che si occupano della conservazione del patrimonio manoscritto e documentario, ossia l’Archivio Capitolare di Vercelli, l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano e La Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. In rappresentanza di alcune di queste istituzioni, erano presenti all’incontro come relatori Gregory Heyworth, professore presso la School of Arts & Sciences della University of Rochester, Isabella Fiorentini, funzionario responsabile delle biblioteche specialistiche e degli archivi del Castello Sforzesco di Milano, e Silvia Faccin, conservatrice dei manoscritti e dei rari presso la Fondazione del Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare di Vercelli.

L’interesse principale che ha mosso la collaborazione tra questi enti è quello nei confronti dei palinsesti, ossia manoscritti contenenti scritture realizzate al di sopra di altre scritture più antiche, le quali sono state cancellate in precedenza tramite la raschiatura o il lavaggio del materiale scrittorio, tendenzialmente pergamena. Da tempo gli studiosi utilizzano diversi metodi allo scopo di recuperare la cosiddetta scriptio inferior, ossia il testo che è stato cancellato. Alla fine dell’XIX secolo era frequente l’utilizzo di composti chimici come l’acido gallico, che, applicati al supporto scrittorio, permettevano in effetti di far emergere la scriptio inferior. Alla lunga, però, questo metodo danneggia irreparabilmente la pergamena, rendendola il più delle volte illeggibile; ciò che è peggio è che le reazioni chimiche innescate sono irreversibili, continuano cioè ad agire a decenni di distanza, cosa che comporterà, presto o tardi, l’impossibilità senza appello di lettura del palinsesto. In tempi più recenti gli studiosi hanno elaborato metodi meno invasivi per la lettura della scriptio inferior; molto utilizzata è ad esempio la lampada di Wood, che opera attraverso l’emissione di luci ultraviolette. 

Un metodo innovativo è quello impiegato e sviluppato dal gruppo di ricerca di Rochester, che ha avviato il Lazarus Project, un progetto che si occupa proprio del recupero di manoscritti in cattivo stato di conservazione e della lettura di palinsesti. Gregory Heyworth propone la definizione di textual science per le attività condotte dal proprio gruppo di ricerca, ossia una combinazione tra competenze digitali e umanistiche di approccio tradizionale, che utilizza il trattamento digitale di immagini allo scopo di  “leggere l’invisibile”.

La collaborazione tra il gruppo di ricerca di Rochester, il Dipartimento di Studi Storici e la Biblioteca Capitolare di Vercelli è nata da un progetto di ricerca sul manoscritto CLXXI della stessa Biblioteca, un palinsesto realizzato tra XII e XIII secolo che utilizza però pergamene più antiche di due secoli, oggetto di studio di Giacomo Vignodelli. Da questo primo lavoro è nato quindi un progetto più ampio, che ha portato infine alla organizzazione della Summer School INTRADAMS 2023.

Isabella Fiorentini ha presentato il caso studio affrontato proprio durante la Summer School, ossia il manoscritto Trivulziano 1084, una copia della Commedia dantesca realizzata nella prima metà del XV secolo su pergamene di reimpiego più antiche. Grazie al supporto del gruppo di ricerca di Rochester, è stato possibile rivelare la scriptio inferior, che era appena intuibile tramite l’uso della lampada di Wood, grazie a una procedura che è stata presentata nei suoi dettagli tecnici. Sviluppato da Keith Knox e Roger Easton, entrambi relatori alla Summer School, il metodo consiste in una indagine multispettrale, la quale prevede una campagna fotografica e una successiva elaborazione digitale delle immagini. In una prima fase, alcuni dei fogli che compongono il manoscritto vengono fotografati in diverse condizioni di luce, utilizzando anche luci infrarosse e ultraviolette, che sono invisibili all’occhio umano, ma possono essere catturate dalla macchina fotografica. Onde luminose differenti interagiscono infatti in modo differente con la pergamena e con l’inchiostro, permettendo di far emergere informazioni utili. Più nello specifico, dello spettro luminoso sono state utilizzate diciotto diverse lunghezze d’onda. A queste condizioni di luce sono quindi scattate fotografie di tre diversi tipi: quelle di riflettanza, che catturano la luce riflessa dal manoscritto, quelle di trasmittanza, che catturano la luce trasmessa attraverso il manoscritto, e quelle di fluorescenza, che catturano la luce riflessa a una lunghezza d’onda differente grazie all’utilizzo di un filtro apposito. Una volta ottenute le immagini, si passa al lavoro di elaborazione digitale, che prevede un’analisi statistica delle stesse allo scopo di ottenere una immagine finale, a colori, che presenti un testo finalmente leggibile. 

Il grande vantaggio di tale metodo, come sottolineato da Isabella Fiorentini, è che, nonostante l’utilizzo di luci ultraviolette non sia privo di rischi e i tempi di esposizione per l’ottenimento delle immagini siano ancora piuttosto lunghi, ciò non ha comportato danni apprezzabili ai manoscritti analizzati, permettendo, al contrario, di rivelare quanto si trovava nascosto al di sotto del manoscritto dantesco. 

Anche l’Archivio Capitolare di Vercelli è stato sede delle attività didattiche di INTRADAMS. Silvia Faccin ha sottolineato infatti l’importanza, per un archivio piccolo e “decentrato” come quello di Vercelli, della condivisione e dell’apertura verso la comunità scientifica. Il suo intervento si è quindi concentrato sulla presentazione di diversi progetti che l’Archivio Capitolare ha portato e porta avanti insieme ad altri studiosi e che coinvolgono l’utilizzo di tecnologie innovative. Un esempio è il Codex Vercellensis Evangeliorum, o codice A; si tratta di una vetus, ossia una delle prime traduzioni dal greco al latino dei Vangeli risalente al IV secolo, la più antica tra quelle che si conservano ancora oggi e primo testo studiato dal Lazarus Project a Vercelli, nel 2014. L’inchiostro di questo codice in molti punti è ormai illeggibile, anche perché, trattandosi di una reliquia da contatto di Sant’Eusebio, è stato molto manipolato nel corso dei secoli: da qui l’interesse da parte del gruppo di ricerca di Rochester, che l’ha studiato grazie alle indagini multispettrali. Altro esempio citato da Silvia Faccin è il cosiddetto Vercelli Book, in corso di studio da parte del Lazarus Project, del quale si è occupata anche l’Università di Torino. Si tratta di un manoscritto in antico anglosassone risalente alla seconda metà del X secolo, che nel XIX secolo è stato trattato con acido gallico e risulta quindi oggi ampiamente danneggiato. Il gruppo di ricerca di Rochester si sta occupando anche del Mappamondo medievale, uno dei rarissimi casi di mappamondi conservati su un’unica carta, che è stato danneggiato da luce e umidità dopo essere stato esposto in cattive condizioni all’inizio del Novecento; in questo caso, l’obiettivo dello studio è stato anche quello di capire la datazione e la localizzazione dell’opera. Questi esempi mettono in luce in modo chiaro quali siano le diverse applicazioni di tali metodi di indagine, che non si riguardano soltanto i palinsesti, ma hanno anzi tra i propri obiettivi la lettura e il “restauro digitale” di manoscritti in cattivo stato di conservazione.

Fra i numerosi esempi citati da Silvia Faccin si segnalano infine due progetti, rispettivamente dell’Università di York e dell’Università del Piemonte Orientale, interessati allo studio della materialità dei manoscritti. Il primo, utilizzando un manoscritto del IX secolo delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia, ha analizzato il collagene della pergamena per ricavare da quali animali sia stata realizzata; il secondo ne ha invece analizzato gli inchiostri e i pigmenti delle miniature. 

In un’ottica di valorizzazione del patrimonio e di condivisione dei saperi, molti dei risultati di queste indagini sono integrati nelle schede di catalogazione dei manoscritti in corso di inserimento  sul portale nazionale Manus Online – Manoscritti delle biblioteche italiane.

Lo spirito collaborativo, l’interesse nei confronti di approcci multidisciplinari al patrimonio manoscritto e il forte desiderio di trasmettere queste conoscenze alle nuove generazioni, temi che sono stati alla base dell’incontro, hanno portato all’organizzazione di una seconda edizione della Summer School, che si terrà nel 2024 e svilupperà ulteriormente i risultati ottenuti nell’estate 2023. 

Ilaria Longhin