Lorenzo Damiani, L’India principesca nella Prima Guerra Mondiale: l’azione del Maharaja Ganga Singh e la questione del self-government (1914-1926), tesi di laurea triennale in Storia, relatore professor Mauro Elli, Dipartimento di Studi Storici, Università degli Studi di Milano, a.a. 2022/2023.

Nei primi decenni del XX secolo i britannici dovettero affrontare il problema del mantenimento della coesione del proprio sistema imperiale in un contesto internazionale che era divenuto sempre più instabile a causa della Grande Guerra. Questa instabilità si ritrova anche nel subcontinente indiano, all’epoca caratterizzato politicamente non solo dalla presenza del Raj (l’insieme dei protettorati e dei domini diretti accumulati dal Regno Unito), ma anche dalla presenza di un vero e proprio universo di principati, ciascuno con i propri interessi. Determinante fu la partecipazione del Maharaja di Bikaner, Ganga Singh, e di altri importanti politici e principi indiani agli eventi bellici e alle conferenze imperiali della Prima Guerra Mondiale: infatti, fu questo il contesto adatto per mettere in discussione, per la prima volta “dall’alto” e in chiave diplomatico-istituzionale, lo status dell’India all’interno dell’Impero britannico.
Per cercare di comprendere appieno gli eventi che crearono tale contesto fondamentale è stata l’analisi delle fonti primarie a disposizione, a partire dai verbali delle tre sessioni dell’Imperial War Cabinet conservati presso i National Archives britannici. Inoltre, informazioni importanti sono reperibili anche nella letteratura secondaria, a partire dalla biografia di Ganga Singh scritta da Kvalam Madhava Panikkar, fino ad arrivare alle più recenti opere di consultazione, curate soprattutto dalle università britanniche, e alle pubblicazioni sulle riviste specializzate, che forniscono nuovi significativi spunti di riflessione.
Il primo capitolo dell’elaborato si pone come obiettivo quello di analizzare il quadro militare e politico del secondo decennio del XX secolo partendo dall’idea che la Grande Guerra assunse una dimensione propriamente mondiale con la diretta partecipazione ai combattimenti delle truppe delle varie aree del mondo legate alle sfere coloniali delle grandi potenze europee, tra cui il Regno Unito, all’epoca posto al centro di un enorme impero. Ampio fu dunque l’utilizzo da parte dei britannici – ma non solo – di truppe provenienti dalle colonie, soprattutto Australia, Nuova Zelanda, Canada e India.
Di fronte al sempre maggiore sforzo delle colonie, Londra trovò opportuno legarsi in maniera più stretta ai suoi possedimenti. Così, nella primavera del 1917 venne istituito un organo di coordinamento più ampio, l’Imperial War Cabinet, formato, oltre che dai più importanti ministri britannici, anche dai primi ministri dei Dominions e da alcuni rappresentanti di Terranova e dell’India. La creazione dell’Imperial War Cabinet ebbe come obiettivo principale quello di sostanziare la prospettiva di dare vita ad una vera e propria confederazione imperiale e permise ai politici delle colonie britanniche di dare voce alle proprie aspirazioni e preoccupazioni.
Il secondo capitolo è incentrato sull’analisi della figura di Ganga Singh e della sua azione negli anni della Grande Guerra. Dopo aver fatto ritorno dall’Europa, dove si era recato subito dopo lo scoppio del conflitto per partecipare ai combattimenti, il Maharaja di Bikaner, emblema dello sforzo bellico indiano e simbolo delle vecchie classi dominanti, venne invitato a rappresentare l’India britannica e i principati indiani negli incontri dell’Imperial War Cabinet tra il marzo del 1917 e il dicembre del 1918. Fu proprio durante queste riunioni che Ganga Singh affrontò apertamente la questione del riconoscimento all’interno del Commonwealth britannico dello status dei principi indiani ed evidenziò lo strettissimo legame che univa la madrepatria e l’India, dove secondo il Maharaja era necessaria l’introduzione di un livello minimo di self-government e di un costante progresso politico-costituzionale.
Infine, il terzo capitolo è dedicato all’analisi dell’azione di Ganga Singh dall’immediato dopoguerra fino al 1926, anno del suo definitivo allontanamento dalla politica attiva. In questi anni il ruolo di guida dei principi indiani rimase saldamente nelle mani del Maharaja, che nel 1921 venne nominato Cancelliere della Camera dei Principi, un organo rappresentativo dei regnanti indiani in cui essi avrebbero potuto confrontarsi riguardo ai problemi dei loro Stati e i rapporti fra questi ultimi e il Raj. Gli anni della Cancelleria di Ganga Singh avrebbero potuto segnare una vera e propria svolta nella politica indiana verso il self-government; in realtà, essi furono caratterizzati da avversità e problematiche tali che il contesto politico generale, che in precedenza era sembrato favorevole a un nuovo ruolo dell’India nel contesto dell’Impero britannico, divenne molto più ostile. Le principali motivazioni di questa evoluzione furono due: da un lato il sempre maggiore distacco da parte del Raj britannico dalla nuova cultura principesca di carattere liberale e dall’altro i rapporti sempre più tesi tra i principi e l’Indian National Congress (principale punto di riferimento del movimento indipendentista indiano). Mancata questa occasione, la posizione politica dei principi sarebbe stata definitivamente accantonata con l’indipendenza indiana.